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mercoledì 23 marzo 2011

150 ANNI DELL'UNITA D'ITALIA ( TECCHIO )

Il Presidente Sebastiano Tecchio
Sebastiano Tecchio è nato a Vicenza il 3 gennaio 1807 ed è morto a Venezia 24 gennaio 1886. Consegue la laurea in giurisprudenza all'Università di Padova e si dedica all'attività forense; nel 1848 fa parte del governo provvisorio che proclama l'unione di Vicenza con l'insorta Venezia, combatte per la difesa della sua città dalle truppe austriache e si reca da Carlo Alberto latore dei plebisciti per l'unione del Veneto al Regno di Sardegna. Non torna a Vicenza ormai domata, ma viene eletto deputato al Parlamento subalpino ed è ministro dei Lavori Pubblici dal dicembre 1848 al marzo 1849. Viene costantemente rieletto nei collegi di Venasca e Carmagnola dalla I alla IX legislatura e continua a Torino la professione di avvocato. Allo scoppio della guerra del 1859 è inviato come Commissario straordinario nelle province invase dagli Austriaci, dopo Villafranca è membro del Comitato veneto di emigrazione e si prodiga in favore degli esuli. Già vicepresidente della Camera, ne è il presidente dal 22 marzo 1862 al 26 maggio 1863. Avversa decisamente la Convenzione di Settembre 1864; dopo essere tornato nella regione natale al termine della terza guerra d'indipendenza diviene presidente della Corte d'Appello di Venezia e nel novembre del 1866 lascia la Camera, primo dei veneti ad essere nominato senatore. Dall'Aprile all'Ottobre del 1867 è ministro di Grazia e Giustizia nel gabinetto Rattazzi e lega il suo nome alla legge sulla liquidazione dell'asse ecclesiastico. Lasciato l'incarico ministeriale riassume la presidenza della Corte di Appello di Venezia che tiene sino al raggiungimento dei limiti di età nel gennaio del 1882. E' presidente del Senato, dopo l'avvento della Sinistra al potere, dal 20 novembre 1876 al 27 luglio 1884, dimessosi dopo una protesta diplomatica dell'Austria-Ungheria per un suo patriottico discorso che, in occasione della commemorazione di Giovanni Prati, inneggiava all'italianità del Trentino. Nel marzo del 1878 era stato insignito da Umberto I del Collare dell'Annunziata. Negli ultimi anni della sua esistenza si ritira a vita privata nel Vicentino e muore a Venezia il 24 gennaio 1886 dopo una breve ed acuta malattia.





palazzo Trissino. Nell'atrio una targa spiega la medaglia d'oro al valor militare del 1848 mentre all'interno un busto celebra l'avvocato patriota TECCHIO SEBASTIANO.


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SEBASTIANO TECCHIO è nato a Vicenza il 3 gennaio 1807 ed è morto a Venezia 24 gennaio 1886

Consegue la laurea in giurisprudenza all'Università di Padova e si dedica all'attività forense; nel 1848 fa parte del governo provvisorio che proclama l'unione di Vicenza con l'insorta Venezia, combatte per la difesa della sua città dalle truppe austriache e si reca da Carlo Alberto latore dei plebisciti per l'unione del Veneto al Regno di Sardegna. Non torna a Vicenza ormai domata, ma viene eletto deputato al Parlamento subalpino ed è ministro dei Lavori Pubblici dal dicembre 1848 al marzo 1849. Viene costantemente rieletto nei collegi di Venasca e Carmagnola dalla I alla IX legislatura e continua a Torino la professione di avvocato.


Allo scoppio della guerra del 1859 è inviato come Commissario straordinario nelle province invase dagli Austriaci, dopo Villafranca è membro del Comitato veneto di emigrazione e si prodiga in favore degli esuli. Già vicepresidente della Camera, ne è il presidente dal 22 marzo 1862 al 26 maggio 1863.

Avversa decisamente la Convenzione di Settembre 1864; dopo essere tornato nella regione natale al termine della terza guerra d'indipendenza diviene presidente della Corte d'Appello di Venezia e nel novembre del 1866 lascia la Camera, primo dei veneti ad essere nominato senatore.

Dall'aprile all'ottobre del 1867 è ministro di Grazia e Giustizia nel gabinetto Rattazzi e lega il suo nome alla legge sulla liquidazione dell'asse ecclesiastico. Lasciato l'incarico ministeriale riassume la presidenza della Corte di Appello di Venezia che tiene sino al raggiungimento dei limiti di età nel gennaio del 1882. E' presidente del Senato, dopo l'avvento della Sinistra al potere, dal 20 novembre 1876 al 27 luglio 1884, dimessosi dopo una protesta diplomatica dell'Austria-Ungheria per un suo patriottico discorso che, in occasione della commemorazione di Giovanni Prati, inneggiava all'italianità del Trentino. Nel marzo del 1878 era stato insignito da Umberto I del Collare dell'Annunziata. Negli ultimi anni della sua esistenza si ritira a vita privata nel Vicentino e muore a Venezia il 24 gennaio 1886 dopo una breve ed acuta malattia.

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