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domenica 11 aprile 2010

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DISCORSO DELL'AVV. SEBASTIANO TECCHIO DEPUTATO DI VICENZA

DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA
NELLE SUE ATTINENZE MILITARI.
DISCORSO DELL'AVV. SEBASTIANO TECCHIO DEPUTATO DI VICENZA
[ pagina]È breve il tempo, forse non è ancora un anno, che gli Italiani osarono nel collegio de' popoli, sul viso de' Principi, a dispetto del comune nimico, osarono pronunciare due nomi: Libertà e Independenza.
I due nomi, ne' quali si appunta il diritto e l'orgoglio del Cittadino e della Nazione, parevano insino a quell'ora suggellati nel mistero de' cuori.
Non dico che verso le sacre idee, da que' nomi esplicate, mancasse la religione e la fede. Ma i sacerdoti andavano peregrini; e frattanto la luce, dinanzi all'altare, era muta, quasi lampana nel sepolcro.
Voi chiedeste libertà. Il grido solenne, levato sui margini della Dora, ripetuto dall'Arno e dal Tebro, ripetuto ai due lati del Faro, condusse nella maggior parte d'Italia e larghezze e miglioranze civili, le quali, comecché a libertà non raggiungano, certamente a quella si accostano.
Alle pacifiche vostre vittorie non a torto invidiarono la Lombardia, la Venezia, e Modena e Parma e Piacenza. Le quali Provincie (da oltre a 33 anni schiave dello straniero, o dei signorotti dallo straniero medesimo sovrastati) sognarono innanzi tutto di libertà: ma poco stante s'avvidero che l'Austriaco o non l'avrebbe conceduta mai, o non appena conceduta avrebbela rotta e frodata.
[ pagina]Per lo che fu bisogno, alzate le fronti, acclamare la Indipendenza; e sulle squille della battaglia intuonare una volta la cacciata del barbaro.
Tutta Italia sentì quell'inno sin dentro alle viscere; quasi come a miracolo, si rizzò sovra i piedi: trasse le spade: giurò che le spade non tornerebbero nelle guaine fino a che dall'intiero paese, che si appoggia sull'Alpe e si specchia nel mare, non fossero i teutoni sgomberati.
Voi, primi d'ogni altro, o generosi Subalpini, correste oltre al Ticino: e il lampo de' vostri manipoli bastò esso solo a volgere in fuga le belve nemiche, a ridurle tra il Mincio e l'Adige ne' preparati covili. Voi seguitava, calata dagli Apennini, qualche falange di Toscani, che sì pietosa fama di sé doveano lasciare sui campi gloriosi di Montanara e di Curtatone. Intanto, varcato il Po, alcune legioni di Pontificii per ben due mesi tennero in rispetto il nimico nel Trivigiano e nel Vicentino. E quel Re, che oggi non potrei nominare senza ribrezzo, conobbe egli stesso per un istante il debito di soccorrere la causa italica con alquanti mille de' suoi soldati — cui richiamava sì presto ahi! perché bevessero il sangue de' propri loro fratelli. Nel quale spontaneo e subitano commovimento di tutte parti della penisola parmi vedere la prova irrefragabile che tuttesse, eziandio le meno infelici, confessavano questo vero: Non potere in alcun luogo d'Italia durare a pezza la libertà quando lo straniero, mandato a confine, non abbia dovuto lasciarci possedere in proprio la independenza.
E chi, se Dio mi aiuti, non ci starebbe a pagatore di questo vero, ov'egli ponga mente alle condizioni, all'indole, all'abito dell'Impero Austriaco?
Codesto Impero, piuttosto che somigliare a reggimento di una Nazione, rappresenta la congerie di molti popoli, l'uno dall'altro diseguali e discordi, L'Austria, la Stiria, lo Illirico, il Tirolo, la Boemia, la Moravia e la Silesia, la Gallizia, l'Ungheria, la Transilvania, la Dalmazia, il Lombardo-Veneto sono altrettanti paesi, nella più de' quali [ pagina]diversificano e la origine e la lingua e i costumi e le inclinazioni e le istorie; altrettanti paesi, la più de' quali, anziché comportare la soggezione all'Impero, studiano e si adoperano a racquistare per singolo l'autonomia; altrettanti paesi, i quali per antiche memorie, e per gelosie di vecchi privilegi e di nuovi, a vicenda bruciano di odj palesi, o segrete ruggini covano.
Vincolo nessuno di amore tra que' paesi: ciascuno guarda a sé medesimo come individuo, senza badare che il suo bene non riesca a sciagura degli altri: tutti, o la più, rodono il freno che li costringe, e dispettano la mano che mostra loro lo scettro.
Di che consegue la indeclinabile necessità che l'Impetore, ove pure nol bramasse per rigidezza dell'animo, abbia a mantenersi per ragione di stato despota, assoluto, e tiranno.
Certo (a non parlare di tempi remoti) non vi è caduto della memoria come i Galliziani, tre anni addietro, sorgessero a rincontro dell'autorità imperiale: non vi è caduto della memoria come, al principio della nostra riscossa, volessero scappar di guinzaglio e Trento e Trieste e Zara e Ragusa; come, or fa pochi mesi, Praga rifiutasse chinare il capo se non di sotto alle bombe che la fulminavano: ed oggi medesimo gli Ungheri, non abbastanza impauriti delle orde guidate dal Bano, spodestano il Re che li inganna, e si governano a popolo.
Bene è vero che a cessar la tempesta l'Austriaco si faceva, nel marzo, promettitore di liberali riformagioni: ma nessuno potea dargli fede: e Vienna stessa, la reggia de' Cesari, ad ogni tratto paventa che le concessioni del marzo non le siano ghermite, e il Monarca non si chiuda di nuovo nella clamide redata dal padre. —
Ora, appunto perché l'Austriaco mal saprebbe tenersi a dilungo sul trono quando non ribadisse a' suoi sudditi i chiovi ed i ceppi, trovati già dal primo Francesco e cresimati nell'aula; troppo è chiaro, importargli assaissimo che i Principi italiani sì vicini alle terre Lombardo-Venete [ pagina], al Tirolo, all'Illiria, si mettano nella stessa sua via; ammorzino ogni sospiro di libertade; di nebbie circondino gli intelletti; nieghino ai cittadini ogni esercizio delle armi, ogni voto nelle cose pubbliche; ristampino le sue leggi di sangue; e (lui mecenate e maestro) ascondano nelle tenebre i procedimenti loro e i giudizi.
Ei non vergognava di buccinare che libertà è contagiosa, e stultizia il desiderio delle costituzioni: confidava che il suo popolo si addormirebbe fra le catene, sol che le avesse comuni con altri: e nel giorno, che queste in alcuna parte d'Italia cadessero al suolo spezzate, intravedeva che al grande frastuono il suo popolo come un forte inebbriato si sveglierebbe.
Di qua è che nel nefasto negozio del 1815 stipulava a sé solo il diritto di guernire de' suoi e Piacenza e Ferrara e Comacchio. Di qua è che gli cuoce sì fieramente nell'animo il non potersi frammettere nella vostra Alessandria. Di qua è che quandunque o Piemonte, o Napoli, o Modena, o le Romagne instarono alcuni benefizi dai loro Principi, ei mandò gli sgherani e i gregari a soffocare le voci moleste. Di qua è che nel Modanese venne tutore ed auspice alle immanità del Duca: a Firenze strinse di gelo la mente a Leopoldo, che parea meditare pel popolo qualche franchigia: nel Vaticano educò ad ogni durezza di cuore il decimosesto Gregorio: a Cosenza volle ricise le giovanili teste che aveano ardito sperare anzi tempo la nostra redenzione: e nei giorni a noi prossimi chiuse la mano all'unto d'Iddio, sì che più non rinnovi lo scandalo del benedire all'Italia! —
Queste cose, o Signori, e le moltissime, che in vero studio io trapasso, queste ho voluto toccare perché in ogni anima alla perfine, e nei marmi delle contrade, e sulle porte non ch'altro dei nostri templi, si scolpisca la tremenda sentenza, Che l'Austriaco, sino a quando ei calchi zolla di terreno alla destra dell'Isonzo, non è il padron solamente di quella zolla, ma di tutta la penisola è l'arbitro e l'oppressore.
[ pagina]Le quali cose mi aprono dirittamente il cammino a pronunciare, Che noi zelatori di libertà, e per ciò stesso bisognosi di independenza, dobbiamo studiar modo potente, non che a sgominare il nimico nella guerra attuale, a sbandeggiarlo per sempre dalla magnifica cerchia che il dito della Natura ha per noi designata. —
Questo spediente, o Signori, altri vel pose dinanzi. Federate l'Italia: ragunate nell'Italia l'esercito federale. —
Non io presumo decidere se nella urgenza delle presenti necessitadi, — quando a spoltrire Roma e Firenze non sono ancora bastate le grida di Bologna e Livorno, chiedenti ai governi che provvedessero aiuti alla nostra guerra, - quando i cannoni di Napoli, anziché sieno aggiustati di fronte all'Austriaco, sfolgorano la eroica Messina e minacciano la invitta Palermo; — non io presumo decidere se le armi di Carlo Alberto, poco meno che sole al cimento, abbiano virtù da purgare la terra che geme sotto la scure barbarica. Forse alquanto ne giova il nembo addensatosi sulla Lamagna; e, fermamente, la impresa sarebbeci guarentita se i nostri vicini d'oltre Pirene scendessero a liberare la fede altra volta giurata sui campi italici; scendessero a combattere nelle nostre schiere, come i nostri soldati pugnarono sotto i vessilli di Napoleone.
Ma, o sia che i soldati del Re vincano questa guerra per lo solo loro valore, o coll'aiuto d'altrui; potremmo noi riposarci sui còlti allori? o non avremmo piuttosto a temere ogni dì che il nimico, ristorate le sue ferite, non ritenti ancora il conquisto delle nostre regioni?
Per dileguare sì acerbo timore occorrerebbe, la prima cosa, pregare a Dio che transformi la Italia, e ce la torni men bella. Ma questa preghiera non muoveremo giammai. — Oh resti bella la Italia: bella del sorriso del suo cielo, delle sue ubertose pianure, dei colli che la ingemmano, de' mari che la baciano: bella delle irte sue torri, dei magni suoi monumenti, e delle sue mille città: bella dello splendore de' suoi figliuoli, e della gentilezza delle sue donne: bella dell'armonia di questa lingua divina, che [ pagina]Latini ci prenunziarono, e il secolo di Dante informò. Resti bella! ma pensi che le bisogna esser forte: e cerchi la forza nella federazione, che tutti congiunge, e congiungendo multiplica i nervi della milizia. —
Certamente, lunghesso il confine di Francia, ci protegge il colosso delle Alpi: ci proteggono le sapienti opere dell'arte che voi, o Subalpini, aggiungeste alle ardite creazioni della natura.
Rispetto al confine Elvetico, ci protegge essa dessa la Svizzera; la quale, siccome independente e neutrale, non potrebbe sofferire che altri corresse il suo territorio per osteggiare la Italia, e nel pericolo chiamerebbe i nostri prodi a difesa.
Ma terminata la linea Elvetica, la catena delle Alpi vie vie digrada, intantoché nel Friuli lascia libero il varco alla foga de' barbari che troppe volte convennero alle rapine.
Colà dunque, se vive carità della patria, colà dirizzate lo sguardo, o Italiani: e senza più dare orecchio a cui ricanta che le Alpi assai vi schermiscono dalla rabbia tedesca, agguerritevi alla perfine!
Oggi la guerra è divenuta una scienza: oggi le strade, che solcano per ogni dove e le valli e gli altipiani e insino ai fianchi delle montagne, raro è che permettano alla prodezza sopperire al difetto del numero: oggi i trionfi, che in altre età e in altre terre guadagnavano le guerriglie, a buono e grande esercito paiono riserbati.
Né l'esercito giudicheremo buono, né grande, quando ciascuna massa, nella sua specie, non raggiunga la perfezione: né perfette le masse, se la medesimezza dell'ordinamento non acconsenta che sia uno il comando, e facile il computo del terreno. —
E qui per appunto ravviso i vantaggi che della milizia d'Italia confederata ci è dato promettere.
Imperocché, posta una legge comune, e studiate le singolari bontà che ne' vari paesi italici variamente sono distribuite, ci vedremo tralle mani il quanto fa di mestieri [ pagina]a stabilire tale un esercito ed un'armata da mandarne vinto e scornato qualunque invasore.
In tutte le nostre terre del nord ci crescono i fanti: corrono i cavalieri dall'Italia meridionale: bersaglieri ed artiglieri, emuli ai bravi di Scozia, troviamo a josa negli Apennini, nelle cataste napolitane, e negli altri monti, nei quali l'uomo sortisce robusta la tempera, e l'occhio acuto si avvezza a far saggio delle distanze.
Or chiedi al mare il tributo. — Brulicano i marini sovr'esso l'enorme confine del nostro continente, e nel golfi che vantaggiano i nostri commerci. Di porti da guerra siam forniti a siffatta dovizia che ci mette innanzi ai Francesi, e ne pareggia ai Britanni: dico sovra tutti e Siracusa, e Napoli, e Ancona, e la Spezia, e Genova, e vorrei dire (se del grande affetto non mi tremasse la voce) vorrei dire Venezia.
Né punto ci vengono meno i materiali da costruire e arredare i navigli. - Le bocche e le valli del Po sono opìme di canape: Agordo ci offre il rame: il ferro è largito dall'Elba; i pini dai boschi veneti e dalla Sardegna: e voi ben vel sapete, o Genovesi; voi che, usati alla dura scuola delle pescagioni marittime, quasi soli lottate coi ghiacci australi nei viaggi antartici del Perù e del Chilì. —
Da ultimo: rimane a vedere se l'erario della Confederazione valga a sopportare lo spendio delle truppe di terra e di mare che abbiam divisate.
Nel quale proposito sarebbe sufficiente avvertire Che la uniformità del governo militare aumenta la forza; e che di quanto la forza si aumenta per quella uniformità, di tanto può essere scemato il numero, e quinci il costo delle milizie.
Senza che: vi pare egli lecito il credere che l'Italia confederata, e ferma nel sistema doganale di che altri molto saviamente tenne discorso, — vi pare egli lecito il suspicare che l'Italia patirà penuria de' danari che allo erario militare vogliono essere destinati? Nelle Puglie, nella Sicilia, nel Piacentino, nel Milanese, [ pagina]nel Lodigiano, e in quel di Vicenza, di Padova e di Rovigo sovrabbondano i cereali; Genova, Torino, Chambéry, Firenze, Bologna, Napoli fioriscono di profittevoli industrie. Il territorio Lombardo-Veneto guadagna ogni anno dall'estero, per solo le sue sete greggie, più che 80 milioni di lire. Famosi gli zolfi di Girgenti e di Caltassinéta; i sali di Barletta e di Manfredonia; i lagoni di acido borico in Volterra e in Portoferrajo..... No che all'Italia, gremita di tante ricchezze, non difetterà la pecunia che basti all'esercito, basti alla flotta, basti alle linee strategiche ed alle piazze, la mercé delle quali è tempo oramai che questa patria sì caramente diletta assecuri i suoi lari, la sua vita politica, la independenza, la libertà. —
Intanto: sappia l'Austriaco che i nostri petti non sono dissimili dalle mura di Sparta: sappia l'Europa che dalle ceneri delle nostre città la Italia confederata trarrebbe scintille di vastissimo incendio: ricordi l'Europa che le Aquile Latine, spiccato ch'ebbero il volo dal Campidoglio, non raccolsero le ali se non alla estremità della terra.

venerdì 9 aprile 2010

CARTORIOS DE CURITIBA


Registro Civil

Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DO UMBARÁ
Cidade:CURITIBA
Oficial: RAUL FERNANDEZ SCHUCHOVSKY
Endereço:R. IZAAC FERREIRA DA CRUZ, 4118
Telefone:(41) 3015-0234
Cep:81.910-000


Ofício:CARTORIO DISTRITAL DO PINHEIRINHO
Cidade:CURITIBA
Oficial:ALVARO DE QUADROS NETO
Endereço:AV. WINSTON CHURCHIL, 1900
Telefone:(41) 3346-1222
Cep:81.130-000


Ofício:BOQUEIRÃO - REGISTRO CIVIL E TABELIONATO DE NOTAS
Cidade:CURITIBA
Oficial:WALDOMIRO BAPTISTA NETO
Endereço:R MAL FLORIANO PEIXOTO, 5636
Telefone:(41) 3027-2021
Cep:81.630-000


Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DE SAO CASEMIRO DO TABOAO
Cidade:CURITIBA
Oficial:JOSÉ MARCELO LUCAS DE OLIVEIRA
Endereço:R. MATEUS LEME, 1425
Telefone:(41) 3352-3212
Cep:80.530-010


Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DE CAMPO COMPRIDO
Cidade:CURITIBA
Oficial:CESAR AUGUSTO CHAGAS
Endereço:R. EDUARDO SPRADA, 3639
Telefone:(41) 3373 3235
Cep:81.210-370


Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DE TATUQUARA
Cidade:CURITIBA
Oficial:SINVAL ZAIDANE LOBATO MACHADO
Endereço:ROD. BR 116 KM 111 CEASA
Telefone:(41) 3348-1950
Cep:81.690-400


Ofício:
CARTÓRIO DISTRITAL DO BACACHERI
Cidade:CURITIBA
Oficial:ROGERIO PORTUGAL BACELLAR
Endereço:AV. PARANA, 1330
Telefone:(041) 3071 7000
Cep:80035-130


Ofício:
CARTÓRIO DISTRITAL DO PORTÃO
Cidade:CURITIBA
Oficial:CAROLINE FELIZ SARRAF FERRI
Endereço:AV. PRES. ARTHUR BERNARDES, Nº 2350
Telefone:(41) 3013-1667
Cep:80.320-300


Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DA BARREIRINHA
Cidade:CURITIBA
Oficial:JOAQUIM VIEIRA MACIEL
Endereço:AV. ANITA GARIBALDI, 1250
Telefone:(41) 3352 3002
Cep:80.540-180

Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DE SANTA FELICIDADE
Cidade:CURITIBA
Oficial:IRIO DAS CHAGAS LIMA
Endereço:AV. MANOEL RIBAS, 6031 SOBRELOJA
Telefone:(41) 3372 1671
Cep:82.020-000

Ofício:

CARTÓRIO DISTRITAL DE UBERABA
Cidade:CURITIBA
Oficial:PATRICIA LAZZAROTTO
Endereço:AV. SALGADO FILHO, 2368
Telefone:(41) 3371 2100
Cep:81.510-000

Ofício:CARTÓRIO DISTRITAL DO CAJURU
Cidade:CURITIBA
Oficial:JOAO GERALDO LAZZAROTTO
Endereço:AV. PRES. AFONSO CAMARGO, 763
Telefone:(41) 3262-3553
Cep:80.050-370


Ofício:
CARTÓRIO DISTRITAL DE NOVO MUNDO
Cidade:CURITIBA
Oficial:ELIZABETH MARIA PAQUET DE LACERDA
Endereço:RUA JOÃO PALOMEQUE ,178
Telefone:(41) 3346-2197
Cep:81050040


Ofício:
CARTÓRIO DISTRITAL DAS MERCÊS
Cidade:CURITIBA
Oficial:ANDREA BORDIN JACOB SANTOS
Endereço:MANOEL RIBAS, 1395
Telefone:(41) 3335-9119
Cep:80810-000


Ofício:
CARTÓRIO DISTRITAL DE SANTA QUITÉRIA
Cidade:CURITIBA
Oficial:CID ROCHA JUNIOR
Endereço:AV. NOSSA SENHORA APARECIDA, 305 - LJ 13
Telefone:(41) 3342-7372
Cep:80.440-000


Ofício:01º OFICIO DE REGISTRO CIVIL E 13º TABELIONATO DE NOTAS
Cidade:CURITIBA
Oficial:RICARDO AUGUSTO DE LEAO
Endereço:TRAVESSA NESTOR DE CASTRO, 271
Telefone:(41) 3888-2765
Cep:80.020-120


Ofício:02º OFICIO DE REGISTRO CIVIL E 14º TABELIONATO DE NOTAS
Cidade:CURITIBA
Oficial:OTAVIO AUGUSTO DE A. RAUEN
Endereço:RUA PRESIDENTE FARIAS, 421
Telefone:(41) 3222 0933
Cep:80.020-290

Ofício:03º OFICIO DE REGISTRO CIVIL E 15º TABELIONATO DE NOTAS
Cidade:CURITIBA
Oficial:MONICA M. GUIMARÃES DE MACEDO DALLA CECCHIA
Endereço:R. JOSÉ LOUREIRO, 711 SALAS 01/02, SHOPPING ITÁLIA
Telefone:(41) 3027-0405
Cep:80.010-000

Ofício:04º OFICIO DE REGISTRO CIVIL E 16º TABELIONATO DE NOTAS
Cidade:CURITIBA
Oficial:ADILSON TABORDA
Endereço:R. VOLUNTARIOS DA PATRIA Nº 104 , 1º ANDAR
Telefone:(41) 3233 2444
Cep:80.020-000

mercoledì 7 aprile 2010

NON SOLO GRILLI DI PARMA

Il gruppo storico attivo sin dal 2005 - MoVimento 5 Stelle
Questo è un gruppo di cittadini attivi, indipendenti, anche e soprattutto dai partiti tradizionali. Pensiamo che la politica debba essere cambiata, ma per cambiare devono cambiare i metodi dei processi decisionali e questo compito tocca a noi cittadini direttamente. Dal 2005 ad oggi abbiamo messo in campo decine di iniziative legate alla tutela dell'Ambiente e della Salute, alla Democrazia partecipativa e diretta anche come strumento di controllo sulle casse del Comune, alla Libertà di stampa e di espressione. Raccogliamo i temi postati sul blog di Beppe Grillo, ma non solo, e abbiamo organizzato qui a Parma i due V-Day da lui promossi.
Il nostro è anche un forum di discussione: ci piace approfondire i temi legati alle questioni locali e ai diritti costituzionali negati proprio dal vecchio potere. Inoltre puoi leggere il nostro blog: http://bastasaperlo.wordpress.com/
Per capire questo gruppo, ecco qui informazioni e documenti:http://beppegrillo.meetup.com/69/it/messages/boards/threa...
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Nell'Emilia Romagna, la tua regione, c'è un gruppo di cittadini che sta lavorando per presentare una lista civica alle prossime elezioni.
Siamo noi, siamo ecologisti, crediamo nella legalità, vogliamo una politica diversa che sia trasparente e al servizio del cittadino.
Siamo gli "Amici" di Beppe Grillo di Parma e dell'Emilia Romagna Scrivi con noi il programma della regione che vorresti, partecipa alle nostre riunioni!
Siti di riferimento per la campagna elettorale della regione ER: http://www.emiliaromagna5stelle.it/ http://listaattiva.altervista.org/php5/JER/index.php
Alle prossime elezioni regionali Vota Giovanni Favia alla presidenza della regione Emilia Romagna Movimento 5 Stelle
@ Referente per la comunicazione esterna e la stampa: Sig. Mauro Nuzzo - Tel. 3391240981 - skype: mauronuzzo63 - e-mail: listacinquestelleparma@gmail.com * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Pubblica anche tu la tua foto della tua bandiera esposta: No all'inceneritore Si Rifiuti Zero vai direttamente al sito di riferimento: http://www.gestionecorrettarifiuti.it/
Scopri di più riguardo a questo gruppo Meetup

http://beppegrillo.meetup.com/69/