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lunedì 25 aprile 2011

Combatenti per VICENZA 1848






Il 1848.

La Prima Guerra d'Indipendenza, scoppiata nel 1848 e conclusasi l'anno dopo, coinvolse anche il nostro Quartiere. L'intero Regno Lombardo-Veneto si era ribellato al dominio austriaco nel marzo del 1848 e aveva costretto le truppe di Vienna a rinchiudersi nel «Quadrilatero», le fortezze di Verona, Peschiera, Legnago e Mantova. Le città del Veneto avevano costituito dei Governi Provvisori (a Vicenza

La Prima Guerra d'Indipendenza, scoppiata nel 1848 e conclusasi l'anno dopo, coinvolse anche il nostro Quartiere. L'intero Regno Lombardo-Veneto si era ribellato al dominio austriaco nel marzo del 1848 e aveva costretto le truppe di Vienna a rinchiudersi nel «Quadrilatero», le fortezze di Verona, Peschiera, Legnago e Mantova. Le città del Veneto avevano costituito dei Governi Provvisori (a Vicenza ne era Presidente Gaetano Costantini, con membri tra gli altri,Sebastiano Tecchio, Giuseppe Mosconi, Gianpaolo Bonollo, fratelli Lodovico e Valentino Pasini) che aderivano alla Repubblica di San Marco instaurata a Venezia da Daniele Manin.
La città era difesa da volontari detti «Crociati» (poiché portavano sulla ciacca cucita una croce quale pegno di fedeltà a Pio IX, il pontefice che in quel periodo attirò le speranze dei patrioti italiani per il raggiungimento dell'indipendenza dall'Austria), provenienti da Bassano, Padova e Treviso, nonché, naturalmente, da Vicenza. Ad essi si aggiungevano il Corpo Franco di Schio, i battaglioni «Alto Reno», «Civico di Faenza», «Civico di Ravenna» e «Civico di Lugo», composti da volontari emiliano-romagnoli; si aggregarono infine, nel maggio del '48, le truppe pontificie del generale Giovanni Durando composte da due Reggimenti svizzeri con artiglieria, 400 dragoni, un corpo di carabinieri romani più altre truppe ancora.
L'Austria decideva di passare al contrattacco nell'aprile 1848, inviando un grosso Corpo d'Armata dalla Slovenia e dal goriziano a congiungersi con i reparti asserragliati nel «Quadrilatero». In questo modo le truppe austriache comandate prima dal generale conte Nugent, poi dal tenente-generale conte Thurn und Taxis, raggiunsero Udine, Treviso, Castelfranco e Cittadella presentandosi, il 20 maggio, davanti a Vicenza. Quello stesso giorno furono respinte, dopo duri combattimenti, a Porta Santa Lucia e girarono attorno alla città per scontrarsi nuovamente coi difensori il 21 maggio a Ponte Alto, senza avere ragione dei ribelli.
Intestarditisi nel conquistare Vicenza (la nostra città difatti è strategicamente rilevante per le comunicazioni col Tirolo tramite la Vallarsa, da cui sarebbero potuto affluire altre truppe austriache), gli ufficiali asburgici progettarono un nuovo attacco, dividendo i soldati in tre colonne pronte a scattare all'attacco alla mezzanotte del 23 maggio. La prima colonna, seguendo l'odierno viale Verona avrebbe attaccato la zona di San Felice, la seconda quella di Santa Croce e la terza avrebbe assalito di sorpresa i difensori della città dalla parte di Monte Berico. L'assalto dalla parte di Monte Berico non riuscì poiché i difensori avevano distrutto i ponti sui fiumi Dioma e Retrone di viale S. Agostino e rotto gli argini dello stesso Retrone, con conseguente inondazione delle campagne circostanti. Di conseguenza le truppe di questa colonna conversero, occupando la zona del nostro Quartiere, verso la «Loggetta» di S. Felice, unendosi alla colonna che arrivava da viale Verona. Alla «Loggetta» c'era una barricata difesa da volontari vicentini, da una Compagnia Civica di Pesaro e, come riserva, da due compagnie di Cacciatori pontifici. La villa Mosconi venne subito invasa e saccheggiata dalle truppe austriache, che piazzarono attorno ad essa una batteria dì cannoni da 12, composta da sei pezzi di questo calibro, più due obici.
I cannoni erano molto potenti, tanto che i difensori, nei loro ricordi, li definirono «micidiali». La batteria di Villa Mosconi inizialmente appoggiò l'attacco della fanteria contro le barricate lanciando proiettili e razzi. I cronisti dell'epoca ricordano come dalla Villa Mosconi «partivano incessanti proiettili» che facevano un effetto spettacolare nella notte. Le batterie vicentine, comandate dal famoso geologo e paleontologo Francesco Molon, erano piazzate su Monte Berico e iniziarono perciò a bersagliare i cannoni austriaci sfruttando la loro posizione favorevole. Il fuoco dei pezzi vicentini «rispondeva tanto vigorosamente da impedire ogni ulteriore vantaggio» agli austriaci che, sfondata la barricata della «Loggetta» avevano invaso la Chiesa ed il Convento di San Felice ed attaccavano Porta Castello. Difatti, ad un certo punto la batteria di Villa Mosconi «cambiò punteria e piuttosto che verso la città si diresse contro le artiglierie del Monte Berico». Il Molon ricorda come fosse stato «non di poco vantaggio costringere il nemico a cambiare punteria e l'avere sollevata la città dal micidiale fuoco dei cannoni austriaci da 12». Si impegnò così vivacissimo il duello d'artiglieria, che durò qualche ora. Un colpo dopo l'altro, i cannoni di Villa Mosconi furono messi a tacere, coinvolgendo nella loro rovina anche l'edificio attorno al quale erano attestati, gravemente danneggiato. Ma il colpo di grazia lo diedero gli stessi difensori della città che, dopo la ritirata austriaca seguita all'attacco lei 23-24 maggio, per premunirsi da altre offensive dalla parte di S. Agostino, usarono Villa Mosconi come fortino, costruendo un terrapieno «pel quale l'abbattimento di piante, la dispersione di fabbriche e prodotti, cagionarono guasti peritati lire 28 mila». Tra l'altro il forte non venne utilizzato nei successivi combattimenti del 10 giugno 1848 che videro gli austriaci conquistare Vicenza dopo averla assalita da Monte Berico.
Un rinfrescamento delle due lapidi che ricordano questi fatti storici (entrambe scarsamente leggibili) sarebbe a nostro avviso auspicabile per ricordare il coinvolgimento nel nostro Quartiere nella guerra del 1848, cosa che oggi, tra gli odierni abitanti, è completamente svanita dalla memoria.

(Tratto da: Spazi della storia spazi della memoria - Stocchiero Grafica Editrice - maggio 1988 - Archivio Storico Parrocchia S.Antonio - Vicenza)








Lapide commemorativa dei combattimenti del 1848 - Vicenza.

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